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1Fatti questi accordi, Lisia tornò dal re, e gli Ebrei ripresero il lavoro dei campi.
2Ma in alcune regioni i governatori non permisero agli Ebrei di vivere e lavorare in pace. Tra essi vanno ricordati Timòteo e Apollonio, figlio di Genneo; inoltre Girolamo e Demofonte e, in aggiunta, anche Nicànore, comandante dei mercenari di Cipro.[#12,2 controllava la Transgiordania (vedi 5,6 e 10,24 e note). — Nicànore, comandante dei mercenari di Cipro non va confuso con il Nicànore di 8,9. Gli altri tre governatori sono sconosciuti.]
3Un delitto orrendo fu commesso dagli abitanti di Giaffa. Essi invitarono gli Ebrei che vivevano con loro a salire con le mogli e i figli su alcune barche appositamente preparate, e li assicurarono che essi non avevano alcun rancore contro di loro.[#12,3 era un porto importante. Sulla presa di questa città vedi 10,76; 13,11; 14,34.]
4Gli Ebrei accolsero l’invito fiduciosi, perché c’era stato addirittura un decreto pubblico a quel riguardo. Salirono sulle barche senza alcun sospetto. Desideravano infatti avere buone relazioni con loro. Ma quando furono in alto mare, furono fatti affondare. Erano non meno di duecento persone.
5Venuto a conoscenza di quella brutale crudeltà commessa contro i suoi connazionali, Giuda Maccabeo convocò i suoi uomini.
6Invocò Dio che è il giudice giusto. Poi marciò contro gli assassini dei suoi fratelli. Di notte incendiò il porto, bruciò le barche e uccise tutti quelli che vi avevano cercato rifugio.
7Poi, visto che le porte della città erano sbarrate, lasciò Giaffa, ma con il proposito di tornarci, per sterminare tutti gli abitanti.
8Intanto Giuda fu avvertito che anche gli abitanti di Iàmnia volevano giocare lo stesso tiro agli Ebrei che abitavano con loro.[#12,8 vedi nota a 5,58.]
9Allora, nottetempo, attaccò la città di Iàmnia: incendiò il porto con tutta la flotta. Il rogo che fece era tanto grande che si vedevano le fiamme anche da Gerusalemme, alla distanza di oltre quaranta chilometri.
10Giuda e il suo esercito si misero in marcia contro Timòteo. Si erano appena allontanati di un chilometro e mezzo, quando furono assaliti da un esercito di Arabi. Erano non meno di cinquemila fanti e cinquecento cavalieri.
11Ne seguì una battaglia violenta, ma gli uomini di Giuda Maccabeo, aiutati da Dio, ne uscirono pienamente vincitori. Quei nomadi, quando si videro sconfitti, chiesero a Giuda di fare la pace, promisero di procurargli del bestiame e di continuare ad aiutarlo in altri modi.
12Giuda Maccabeo, persuaso che gli potevano essere veramente utili in tante cose, fece con loro la pace. E quelli, concluso l’accordo, si ritirarono nelle loro tende.
13Giuda attaccò anche un’altra città fortificata. Era circondata da mura e abitata da gente di diversa provenienza. Il suo nome era Casfin.[#12,13 o Casfo: vedi 5,26.36.]
14Gli assediati, che si credevano al sicuro, fiduciosi nelle solide mura della città e nelle loro riserve di viveri, furono quanto mai insolenti verso Giuda e i suoi uomini: li coprivano di insulti e urlavano orribili bestemmie.
15Ma Giuda e i suoi soldati invocarono l’aiuto di Dio, il grande dominatore del mondo che, ai tempi di Giosuè, aveva fatto crollare Gerico senza usare né armi né macchine da guerra. Poi assalirono inferociti le mura di Casfin.[#Gs 6.]
16Come era nel disegno di Dio, conquistarono la città. Fecero una strage indescrivibile. Il lago vicino alla città, largo quattrocento metri circa, alla fine sembrava pieno di sangue.
17Allontanatisi di centotrenta chilometri circa, Giuda e i suoi uomini arrivarono a Càraca, presso un gruppo di Ebrei chiamati Tubiani.[#12,17 nome di una fortezza di Timòteo nell’Ammanìtide, regione di Amman, a est del Giordano, dove risiedeva il governatore di questa regione. — Tubiani: abitanti della regione di Tubia (vedi 5,13 e nota), ossia parte dell'Ammanìtide; erano cavalieri famosi (vedi v. 35).]
18Ma non trovarono Timòteo perché era già partito di là. Egli non aveva concluso nulla, ma aveva lasciato da quelle parti un presidio molto fortificato.
19Allora Dositeo e Sosipatro, due comandanti dell'esercito di Giuda, attaccarono quella fortezza e uccisero tutti i soldati che Timòteo vi aveva lasciato: erano più di diecimila.
20Nel frattempo, Giuda Maccabeo divise il suo esercito in diverse pattuglie, e alla testa di ognuna nominò un capo. Poi marciò contro Timòteo, che aveva ai suoi ordini centoventimila fanti e duemilacinquecento cavalieri.
21Quando fu informato dell'avanzata di Giuda, Timòteo mandò avanti le donne e i bambini con il grosso dei bagagli, per farli rifugiare in una località chiamata Kàrnion. Si trovava in un posto inespugnabile ed era anche difficile raggiungerla perché i passaggi, nella zona, erano tutti strettissimi.[#12,21 santuario della dea Astarte-dai-corni (vedi 5,43 e nota). — si tratta probabilmente delle gole scavate dal torrente che scorre non lontano da quel luogo.]
22Ma quando comparve la prima pattuglia di Giuda, i nemici furono invasi da una grande paura, perché si era manifestato il Dio che vede tutto. Essi cominciarono a fuggire, chi da una parte e chi dall’altra. Nella confusione della fuga, in molti casi si ferivano l’un l’altro, colpiti dalla spada dei propri compagni.
23Giuda inseguì senza tregua quei criminali. Ne uccise circa trentamila.
24Timòteo era già caduto nelle mani di Dositeo e Sosipatro. Ma si valse di una grande astuzia: chiese di lasciarlo andare sano e salvo. Disse che teneva in ostaggio i genitori o i fratelli di molti di loro e minacciò che sarebbero stati uccisi se lo toccavano.
25Promise invece di restituire gli ostaggi, senza torcere loro un capello, se lo lasciavano libero. Li assicurò in tutti i modi che avrebbe mantenuto quell’impegno. E così gli Ebrei lo rilasciarono, per salvare la vita ai propri fratelli.
26Poi Giuda tornò a Kàrnion e al santuario della dea Atargatis. Vi uccise venticinquemila persone.[#12,26 dea siriana. Non è chiaro dal testo se il suo santuario, detto Atargatèo, sia distinto da quello chiamato Kàrnion (in caso di identità, le due dee Astarte e Atargatis sarebbero qui confuse tra loro).]
27Dopo quella completa vittoria sui nemici, Giuda Maccabeo marciò anche contro la fortezza di Efron, dove si trovava Lisània. Sulle mura della città erano appostati giovani robusti che la difendevano con coraggio, e all’interno i nemici avevano una gran quantità di macchine da guerra e di proiettili.[#12,27 alcuni manoscritti hanno: Lisia e gente di ogni razza. Comunque si tratta di un comandante locale distinto da Lisia, tutore del re (vedi 13,1).]
28Ma gli Ebrei invocarono l’aiuto del Signore che, con la sua potenza, spezza la resistenza dei nemici. Riuscirono a conquistare Efron e uccisero venticinquemila abitanti.
29Di là si diressero verso Scitòpoli, una città distante da Gerusalemme circa centodieci chilometri.[#12,29 l’antica città di Bet-Sean (vedi 1,27; 31,10) nella vallata del Giordano (vedi 5,52).]
30Ma gli Ebrei di quella città li assicurarono che gli abitanti di Scitòpoli li avevano trattati bene e li avevano aiutati anche durante i momenti più brutti.
31Allora Giuda e i suoi soldati ringraziarono la gente di Scitòpoli e li pregarono di dimostrarsi ben disposti verso gli Ebrei anche in futuro. Poi tornarono a Gerusalemme, appena in tempo per la festa delle Settimane.
32Celebrata quella festa, chiamata anche Pentecoste , gli Ebrei si misero in marcia contro Gorgia, governatore dell'Idumea.
33Gorgia era alla testa di tremila fanti e di quattrocento cavalieri.
34Nella battaglia cadde però un piccolo numero di soldati ebrei.
35Un certo Dositeo, un cavaliere valoroso del gruppo di Ebrei chiamati Tubiani, riuscì a mettere le mani su Gorgia. Lo prese per la divisa e si mise a trascinarlo di peso, perché voleva catturare quel maledetto. Ma un cavaliere originario della Tracia si gettò contro Dositeo e con un colpo gli tagliò via il braccio. Così Gorgia fuggì nella città di Maresà.[#12,35 è il generale che catturò Timòteo (vedi v. 25). — alcuni manoscritti hanno: del gruppo di Bacènore (quest’ultimo è un personaggio sconosciuto). — regione situata tra la Macedonia e il Mar Nero. I Seleucidi vi reclutavano mercenari.]
36Gli Ebrei, comandati da Esdrin, combattevano da tanto tempo e, a un certo punto, quasi crollavano per la stanchezza. Allora Giuda Maccabeo pregò il Signore di mettersi al loro fianco e di guidarli nella battaglia.
37Poi intonò nella lingua dei suoi padri il grido di guerra e altri canti. Attaccò di sorpresa gli uomini di Gorgia e li mise in fuga.[#12,37 vedi nota a 7,8.]
38In seguito, Giuda radunò l’esercito e raggiunse la città di Odollàm. Stava per iniziare il settimo giorno della settimana. Perciò si purificarono secondo l’usanza e là celebrarono il sabato .[#12,38 è l’antica fortezza di Adullàm, a 25 km a sud-ovest di Gerusalemme (vedi 22,1; 11,7). — i soldati avevano ucciso e toccato cadaveri, e questo li rendeva impuri per sette giorni.]
39Era diventato ormai urgente raccogliere i cadaveri dei soldati caduti. Perciò, l’indomani, Giuda e i suoi uomini andarono a prenderli per seppellirli nelle tombe di famiglia insieme ai loro parenti.
40Ma sotto la tunica di ciascuno di loro trovarono degli amuleti dedicati agli idoli di Iàmnia, oggetti che la legge proibisce espressamente agli Ebrei di portare addosso. Così tutti capirono perché quei soldati erano morti.[#cfr. Dt 7,25.; #12,40 Si tratta di amuleti offerti agli idoli nei templi dell'antica Filistea (vedi 5,68). Avrebbero dovuto essere bruciati (vedi 7,25 e 7).]
41Allora lodarono l’opera del Signore, il giudice giusto che svela le cose nascoste.
42E poi si misero a pregarlo, per ottenere il completo perdono di quel peccato. Il nobile Giuda esortò la sua gente a tenersi lontana dal male, perché avevano visto con i loro occhi quel che era capitato a quei soldati, morti in battaglia a causa del loro peccato.
43Poi Giuda fece una colletta fra il suo esercito. Raccolse del denaro da ciascun soldato e mandò a Gerusalemme la somma di duemila monete d'argento, e con esse fece offrire un sacrificio per il perdono dei peccati. Il suo fu un gesto bello e nobile, suggerito dalla fiducia nella risurrezione.
44Infatti, se Giuda non avesse avuto ferma fiducia che quei soldati caduti sarebbero risorti, non avrebbe avuto nessun senso pregare per i morti.
45Invece Giuda era sicuro che a quanti fanno una morte santa è destinata una ricompensa magnifica. Perciò egli si lasciò ispirare da un pensiero santo e bello. E proprio per quel motivo fece offrire un sacrificio per il perdono, perché quei morti fossero liberati dal loro peccato.