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1Il Signore mi ordinò di intonare questo lamento funebre per i principi d'Israele:
2«Che leonessa era vostra madre[#19,2 La leonessa è qui l’immagine della città di Gerusalemme e della tribù di Giuda (vedi 49,9).]
in mezzo agli altri leoni!
Nutriva i suoi piccoli
distesa fra i giovani leoni.
3Insegnò a un cucciolo
come diventare un vero leone:
egli imparò a sbranare la preda,
a divorare gli uomini.
4I popoli stranieri ne sentirono parlare,
lo fecero cadere in una trappola
e lo trascinarono in Egitto con ganci.
5La leonessa l’aspettò
finché perse la speranza di rivederlo.
Allora prese un altro cucciolo
e lo fece diventare un vero leone.
6Egli visse insieme agli altri leoni,
e divenne vigoroso e fiero.
Anche lui imparò a sbranare la preda,
a divorare gli uomini.
7Demolì le loro fortezze[#19,7 così secondo un’antica traduzione aramaica; il testo ebraico dice: Conobbe le loro vedove, ma è incomprensibile in questo contesto.]
e ne distrusse le città.
La gente si spaventava quando ruggiva.
8I popoli stranieri si allearono per catturarlo,
tesero trappole e ve lo fecero cadere.
9Gli misero un giogo
e con ganci lo portarono dal re di Babilonia.
Lo misero in prigione
per non far sentire più il suo ruggito
sui monti d'Israele.
10Vostra madre era come una vite[#Ez 15,2+.; #19,10 il testo ebraico aggiunge nel tuo sangue, dal significato oscuro. Per il simbolismo della vite vedi 15,2 e nota.]
piantata vicino a un corso d'acqua.
Era rigogliosa e ricca di frutti
per l’abbondanza di acqua.
11Aveva rami magnifici
che divennero scettri reali.
Più alta degli alberi,
tutti l’ammiravano
per la sua altezza e l’abbondanza dei rami.
12Sradicata con violenza,
è stata buttata a terra.
Il vento dell'est ha reso secchi i suoi frutti
e li ha fatti cadere.
I suoi magnifici rami sono seccati e sono stati bruciati.
13Ora la vite è piantata nel deserto,[#19,13 immagine della distruzione di Gerusalemme e dell'esilio del popolo.]
arido e senz’acqua.
14Un ramo ha preso fuoco,
e i frutti e i tralci sono bruciati.
La vite non ha più nessun ramo magnifico
per farne uno scettro reale».
Questo è un lamento funebre e come tale deve essere recitato.